MOLINO DEL PIANO E DINTORNI
Per sbizzarrirsi con la macchina fotografica, non importa stare in una grande città con i palazzi, la gente, le luci, o viaggiare in lungo e in largo avventurandosi in mondi lontani. Si possono realizzare foto memorabili ovunque, foto da lasciare a bocca aperta. È quello che è successo a Molino del Piano, piccola frazione del Comune di Pontassieve, che non ha certo fama di essere un centro turistico, eppure ogni scorcio mette in risalto un paesaggio tipicamente toscano che nulla ha da invidiare al Chiantishire. Il paese è adagiato in una conca alla confluenza di tre torrenti: il Fosso di Sieci, il Rimaggio e il Fulioni, che si ricongiungono presso il campo sportivo e continuano insieme la loro corsa fino all’abbraccio con l’Arno in località Sieci.
ARTI E MESTIERI
Questi molinensi operosi, affaccendati nelle loro attività e occupazioni, ci proiettano di colpo in un quadro antico, una tela dai colori armoniosi, capace di toccare le corde più recondite del cuore.
MoLINO E MuLINO
Molino del Piano è un paese come un altro. Una via principale, una chiesetta, il cimitero, la scuola con affaccio su una grande piazza alberata e il monumento ai Caduti che vigila sull’altra piazza. Agli occhi di chi è nato e cresciuto in questo paese, è difficile cogliere aspetti interessanti ma una foto può rivelare bellezze e particolari inaspettati, tanto più se il fotografo presenta un raffronto fra un fermo immagine del passato e quello attuale.
TUFFIAMOCI NEL PASSATO: VIVA LA SCUOLA
Con queste immagini abbracciamo un arco di tempo molto vasto, dal 1916 al 1972. Ogni gruppo porta la dicitura “i ragazzi del …”, indicando così l’anno di nascita per meglio orientarsi in questo susseguirsi di scolaresche. Gli scatti ritraggono le aule e i corridoi, il cortile, le scalinate davanti al portone. Peccato non sia stato possibile trovare foto della Pia, la custode che di solito ci aspettava sulla soglia e senza troppe gentilezze ci spingeva in classe. La scuola era tutta nelle sue mani: suonava la campanella, puliva, provvedeva all’accensione delle stufe e cercava di soddisfare ogni richiesta delle maestre.
FESTA DELL’AMICIZIA
La fabbrica Euromac di Antonio Fantini e Renzo Dini, provvede a costruire le strutture in lamiera e tubi innocenti, i volontari si mobilitano per acquistare pentole, vettovaglie e utensili vari per arredare la cucina allestita nel piccolo appartamento della Banca Toscana. I tanti militanti democristiani che festeggiano in privato le vittorie elettorali, che sono poco avvezzi alle piazze, a fare comizi e a organizzare feste, prendono coraggio e si espongono portando avanti questa esperienza per ben 10 anni.
SPOSALIZI D’ANTAN
“Sposi, oggi si avvera il sogno e siamo sposi…”
La radio diffonde la voce suadente di Rabagliati e le fanciulle in fiore fantasticano su come dovrebbe essere il giorno più bello della loro vita.
Aprile, maggio e settembre sembrano essere i mesi preferiti dalle spose molinensi, quando l’aria profuma di biancospino, di rose appena sbocciate e di sole, preludio di una felicità senza fine.
PIAZZA VS PIAZZONE
Ma i molinensi battono davvero tutti! Garosi, agguerriti, orgogliosi, in un paese microscopico hanno trovato il modo di creare due fazioni opposte: la Piazza e il Piazzone – o meglio il Molino di Sopra e il Molino di Sotto – con le quali dar luogo a sfide reciproche.
A pallone, beninteso.
LA BEAT GENERATION
Anche l’alluvione, invece che a Novembre 1966 come a Firenze, arrivò a Febbraio dell’anno dopo.
La Beat Generation che, ricordiamolo, era un movimento letterario d’avanguardia americano nato negli anni Cinquanta, da noi la ritroviamo almeno dieci o quindici anni dopo. Ma quando è arrivata ha fatto faville, scuotendo l’atmosfera rassicurante e un po’ polverosa del paese.
Il Circolo Culturale ‘66, per molti di noi segna l’inizio di un viaggio politico e
sentimentale.
DOPO LA GUERRA: LE SPERANZE DEI GIOVANI DI MOLINO
La guerra ce la siamo lasciata alle spalle e il desiderio di rinascita è pressante.
C’è una voglia matta di tornare a sognare e a divertirsi dopo la dittatura fascista e i timori bellici. I cannoni, nascosti dalle frasche e pronti a sparare, sono tirati a lucido e diventano dei totem davanti ai quali le belle ragazze di Molino si mettono in posa per uno scatto inneggiante alla felicità e alla libertà. Nonostante le case sventrate dai bombardamenti e l’odore di guerra ancora nell’aria, la vita riprende: le massaie fanno la fila scambiando due chiacchiere alla fontana per riempire le mezzine e si ritrovano alla Gora e lungo i torrenti del paese per fare il bucato. Le strade polverose e senza macchine si trasformano in piste per le gare di podismo e ciclismo.
BENVENUTI AL FESTIVAL DELL’UNITÀ
Queste immagini raccontano la storia delle varie Feste dell’Unità che hanno animato le estati molinensi, dal dopoguerra agli anni ’80. Le foto ritraggono i luoghi, i volti dei volontari, dei simpatizzanti e di quei compaesani vicini ai valori storici del centrosinistra.