ARTI E MESTIERI

Presso Circolo MCL
visitabile 8.00-13.00 e 16.00-19.30 tutti i giorni esclusi mercoledì e domenica pomeriggio

Questi molinensi operosi, affaccendati nelle loro attività e occupazioni, ci proiettano di colpo in un quadro antico, una tela dai colori armoniosi, capace di toccare le corde più recondite del cuore.

C’è stato un tempo in cui si aprono botteghe, spacci, rivendite, officine, laboratori e magazzini, in un brulicare continuo di merci mostrate fuori dall’uscio, di richiami gridati a squarciagola, di estenuanti contrattazioni suggellate da una stretta di mano.

In strada poche automobili e tanta gente a piedi, per la gioia dei ciabattini che riparano buchi e scuciture, incollano tomaie, sostituiscono tacchi.

L’Arnetoli passa con il carretto offrendo un gelato artigianale che è la fine del mondo, mentre in bottega la figlia Iole dispensa mentine colorate e duri di menta.

Una nuvola di polvere e segatura si leva dalle botteghe dei falegnami intenti alla sega e alla pialla. Nell’aria si spande un profumo allettante: all’osteria del Giannini si girano i polli allo spiedo, in attesa dei cacciatori o dei fiorentini di passaggio.

Nella cava ci si accanisce con mazza e piccone, lasciando sui sassi stille di sudore e una fatica immane. Intanto nel vecchio mulino, Ottavino Fantini macina instancabile il grano che fornirà il pane ai compaesani.

Al laboratorio del Martelli, le donne macinano invece metri di stoffa per realizzare la biancheria più fine, destinata ai negozi di Firenze. Sotto i tigli del Piazzone, capaci ricamatrici di tutte le età fanno frullare svelte l’ago: che non ci siano storie, prima di sera il lavoro va finito. Nella merceria dello Scopetani si srotolano sul banco telerie da tavola e da letto, si ripiegano lini e flanelle, si mostrano calze e calzini.

Il bigonaio maneggia con cura le tavole di rovere, forgiandole a dovere per ricavarne tini e bigonce, mentre il barbiere, alle prese con pettine e forbici, fischietta tra i denti un’aria dell’Aida pensando alle prove serali della banda.

I Caffè offrono di tutto, dai biscotti di pastafrolla ai cartocci di sale, dalle sigarette sciolte alla carbonella da vendere un tanto al chilo.

La levatrice, con la borsa di cuoio sottobraccio, si infila lesta dentro a un portone: c’è un bambino che vuole nascere e non c’è da tardare.

Dal forno della Cooperativa si leva una sottile fragranza di pane che il vento porta dritta nella bottega del maniscalco, rosso e sudato nello sforzo di togliere un ferro vecchio al cavallo del fattore. Sui declivi erbosi e sulle prode, un esercito di contadini ara, vanga, zappa, miete e affonda le mani in quella terra a volte Madre, a volte matrigna. Sull’aia, le massaie con il fuso in mano attendono pazienti il loro ritorno e il calar della sera.

Tutto questo fermento, questo brulichio di formiche operose e zelanti, non pare un quadro fiammingo, una tela di Bruegel il Vecchio?

E invece è solo il ritratto del nostro paese, un luogo caro che custodisce la nostra memoria e dove sono saldamente ancorate le nostre radici.

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con il contributo di
In Collaborazione con

Circolo ARCI La Torretta - Filarmonica G. Puccini - Circolo MCL - ASD Molinense - Parrocchia di S. Martino

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