LA BEAT GENERATION
Presso Circolo ARCI La Torretta
visitabile dalle 8.00-24.00, tutti i giorni
A Molino arriva tutto tardi.
Il ‘68? Sì figurati, a metà degli anni Settanta lo stavamo ancora aspettando.
Anche l’alluvione, invece che a Novembre 1966 come a Firenze, arrivò a Febbraio dell’anno dopo.
La Beat Generation che, ricordiamolo, era un movimento letterario d’avanguardia americano nato negli anni Cinquanta, da noi la ritroviamo almeno dieci o quindici anni dopo. Ma quando è arrivata ha fatto faville, scuotendo l’atmosfera rassicurante e un po’ polverosa del paese.
Il Circolo Culturale ‘66, per molti di noi segna l’inizio di un viaggio politico e sentimentale.
Come non ricordarsi della famosa frase di Confucio che accampava sul tavolo nella sede in via Fratelli Carli, sopra la Cooperativa:
“Non correggersi dopo l’errore, ecco l’errore”.
Quel circolo fondato da un gruppo di giovani, nel mito di Che Guevara e Ho Chi Min, tentò di rinnovare il modo di stare insieme nel paese.
Giovani visti con un po’ con sospetto sia dalla sinistra (o icché s’inventano questi?), che dall’altra parte (sie, la solita cinghia di trasmissione!).
Eravamo rossi e bianchi e non ci parlavamo granché.
E come non ricordare la manifestazione per la pace, nella primavera del ’69, quando dispiegammo un rotolone di carta dipingendolo partendo dalle scuole di Molino fino a Molino Laura?
Per molti, a dire il vero, quella era l’occasione di togliersi per un giorno dalle grinfie di maestre, sì bravissime, ma che allora vedevamo come delle vere e proprie arpie.
Per poi finire con Molinottanta che, per ben due anni, diede al paese il suo giornale e il veicolo per esprimersi in modo diverso.
Alcuni dei Molinensi Eterni li ritroviamo proprio lì, in vita e morte.
E, in tutto questo, era palese una gran voglia di stare insieme: alla Torretta (e magari appartati lungo il torrente là dietro), alla Pista (a giocare a pallone con una porta sola o a pallacanestro). E i carnevali. che sfidavano quelli ufficiali della parrocchia, gli scherzi collettivi a dir la verità a volte un po’ pesanti…Siamo qui oggi perché eravamo così allora. Viva la Beat Generation!