CARLO GUIDI

Meglio conosciuto come Carlone, possiede una voce tenebrosa e profonda, capace di  riprodurre con trasporto tutto il repertorio di De Andrè e Guccini, anche se la sua canzone prediletta è Bocca di Rosa. E’ una passione la sua e per le feste paesane, se invitato sul palco, non si tira mai indietro. Ma lui non ha bisogno di un palcoscenico per esibirsi. Quando si tratta di cantare è sempre pronto, bastano anche solo le scale del suo condominio, sulle quali intonare una melodia. Se avesse avuto un figlio lo avrebbe voluto chiamare Francesco in onore di Guccini, ma il destino ha voluto invece che fosse il babbo di due splendide femmine. 

Riceve un’educazione molto morigerata, la mamma Rita non vuole sentire neanche una parolaccia. Da piccolo gioca spesso in via della Chiesa con un camioncino che, a causa della ripida discesa, va sempre all’indietro. Carlo, anziché usare la tipica parola toscana rincula, ricorre al termine da lui inventato rinsedera, di sicuro meno volgare e che non può certo fare arrabbiare la mamma. 

Carlone nasce il 14 novembre 1949. Per Rita questo figlio è come un principe, tanto che lo chiamerà proprio come il principe Carlo del Galles, nato anche lui il 14 novembre, però l’anno prima. Ma Carlonenon ha niente a che fare con l’ambiente aristocratico: troppo sincero, di animo semplice, talvolta un po’ guascone e simpaticamente irriverente. I suoi occhi un po’ malinconici rivelano anche un’indole romantica. Nel suo DNA prevale il gene artistico. Oltre a cantare, ama recitare in varie compagnie di Firenze e dintorni. Negli anni ’90’ contribuisce al successo dei Raccattachi, compagnia teatrale del circolo MCL di Molino. Nella commedia Missione da i’ Paradiso dà il meglio di sé interpretando la parte dello zio malaticcio e piagnucoloso e strappando risate a non finire. 

L’altra sua grande passione è il podismo. Sole, pioggia o vento, lo vedi mangiare chilometri di asfalto con la leggerezza di una farfalla. Fin da adolescente è un convinto sostenitore della vita sana. E’ bastata una brutta ubriacatura con gli amici, dopo una merenda, per farlo diventare astemio. Racconta sempre: “Sono stato talmente male che di alcool non ne voglio più sapere!”. La sua seconda casa è il circolo ARCI La Torretta, dove è impegnato a gestire la libreria della Festa dell’Unità. La moglie Luisa definisce la Casa del Popolo una medicina alla quale il marito non sa rinunciare: prima, durante e dopo i pasti. Quindi, se hai bisogno di Carlone, sai sempre dove cercarlo!

con il contributo di
In Collaborazione con

Circolo ARCI La Torretta - Filarmonica G. Puccini - Circolo MCL - ASD Molinense - Parrocchia di S. Martino

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