FILIBERTO PINZANI

“L’amore verso il Signore è reale solo immergendoci nella realtà”

Questa frase scaturita dal profondo del cuore, fa parte del discorso che Filiberto scrive per i funerali di don Montecchi, con il quale si forma nutrendo un forte senso di giustizia sociale, unito a valori quali onestà, integrità e correttezza.

Con rammarico abbandona gli studi dopo la V° elementare per entrare nell’officina De Micheli. Questo però non gli impedisce di frequentare un corso di disegno e di conseguire la licenza media come privatista. L’interesse per la scuola è motivato da una consapevolezza: l’istruzione estesa a tutti, quale opportunità per realizzare l’uguaglianza sociale e ridurre i divari dovuti alle diverse condizioni familiari.

Cresciuto, partecipa con passione al dibattito politico pur non prendendo nessuna tessera di partito. Le uniche che possiede rivelano invece una presenza attiva nell’Azione Cattolica, Filarmonica e Molinense, perché – come sostiene –  sport e musica non hanno né confini, né barriere.

Dotato di un fisico aitante, pratica l’atletica, orgoglioso di rappresentare il paese nelle numerose gare, assieme agli amici Arduino Bencini e Egidio Nocentini.

Il carattere aperto e esuberante lo spinge a entrare  nelle file della Filodrammatica parrocchiale, nella quale si cimenta recitando in drammi religiosi assieme a Franco Poggi, Sirio Torrini, Emo Celli, Elio Bencini e tanti altri.

Preoccupato per la crisi del dopoguerra e per la conseguente disoccupazione, assieme a don Montecchi si impegna per trovare lavoro ai compaesani. Nel 1948 i due si recano a Roma nel tentativo di farsi ricevere dal Papa. L’impresa è ardua, l’agenda di Pio XII è già fitta di appuntamenti. L’intrepido Filiberto però non si dà per vinto. Dimostrando un coraggio inaudito, si intrufola tra gli operai laziali venuti a consegnare i loro doni al Pontefice. Quando arriva il suo turno, davanti a Pio XXII° abbassa la maschera – “Santità, – dice – io sono fuori programma. Non porto regali ma una petizione. Chiedo lavoro per i miei compaesani.

Il Papa annuisce e Filiberto riceve i complimenti anche dal cardinale Dalla Costa.

Negli anni ’60, in pieno boom economico, briga e si ingegna per far assumere nell’azienda dove lavora, contadini che hanno abbandonato la terra e giovani impossibilitati a proseguire gli studi. Negli anni ’70, l’inarrestabile Filiberto fa parte del comitato promotore del tempo pieno esteso a elementari e medie, convinto dell’arricchimento formativo dal quale potranno trarre giovamento gli studenti nati in un contesto paesano ancora povero di stimoli culturali.

Nelle scuole dove viene invitato a parlare, dice ai ragazzi“… Non state mai nell’ombra, oppure all’ombra di qualcuno! E’ un dovere porsi traguardi ambiziosi, superare tappa dopo tappa, non solo per soddisfazione personale ma per il bene di tutti!”

Arrivato all’età della pensione continua a dedicarsi ai compaesani bisognosi e si rilassa facendo lunghe passeggiate, sempre con la radio all’orecchio per tenersi informato su come va il mondo. Da poco, a 99 anni, se ne è andato con il desiderio che le campane quel giorno suonassero a festa. L’ultimo segno della sua grandezza.

con il contributo di
In Collaborazione con

Circolo ARCI La Torretta - Filarmonica G. Puccini - Circolo MCL - ASD Molinense - Parrocchia di S. Martino

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