PLINIO BACCI
Lo si riconosce da lontano per la statura bassa (che gli vale il soprannome di Baccino), il viso e i capelli infarinati, la battuta pronta e il buonumore come stile di vita.
Eppure il lavoro di fornaio è duro, la vampa del forno inclemente, le nottate passate in solitudine che sembrano eterne. Ma lui impasta e sforna, amalgama e cuoce, preparando schiacciate a forma di cavallino per i più piccoli, accogliendo le spose gravide in attesa di pesarsi sulla sua bilancia, trasportando ceste piene di stinchi, filoni, semelli e scolette da mettere sul desco dei compaesani.
Memorabili le sue battute.
In estate le donne mettono le sedie sul marciapiede e prendono il fresco, cianciando del più e del meno. Il Baccino, prima di andare al forno, si ferma sempre a salutare e a fare due chiacchiere.
Una sera gli chiedono “Plinio, o come tu fai a stare a i’ forno con questo caldo?”
La sua bocca si allarga in un sorriso. “Bene fo! Ho messo i’ calendario a gennaio, e sento un frescolino!”
All’interno della vecchia Cooperativa, il Burimini aspetta paziente di essere servito. “… E dammi anche un pezzetto di groviera.” ordina al solerte Duilio.
Plinio coglie subito la palla al balzo. “O che sei grullo? O un tu vedi che costì c’è un monte di buchi e poco companatico?”
Il Burimini si gratta la testa, perplesso. “Tu hai ragione, piglio i’ pecorino, vai!”
In una mattina di pioggia, il Baccino se ne sta ostinato sotto l’acqua, sul marciapiede della Cooperativa.
Un compaesano passa frettoloso con l’ombrello. “O Plinio, un tu lo senti che piove?”
E lui, pronto “La mi fa bene l’acqua, tanto i’ dottore m’ha segnato le gocciole.”
Nella sua vita, il giovane Plinio non ha visto altro che i torrenti e i fiumiciattoli di casa, nei quali rinfrescarsi o pescare ghiozzi e lasche.
Perciò la prima volta che vede il mare, scruta con gioia fanciullesca tutta quella distesa d’acqua, gli occhi lucidi di sana meraviglia e, quasi commosso, esclama “Maremma, bada che… che… Arnone!”
